POZZUOLI/ Rifiuti tossici seppelliti «Ho detto dove stanno, ma non bonificano perché costa troppo»
POZZUOLI – Continuano ad inquietare le parole dell’ex boss dei casalesi Carmine Schiavone. Dopo l’intervista shock ai microfoni di Sky Tg 24, il cugino di Sandokan ritorna a parlare dei rifiuti tossici seppelliti tra Baia Domitia durante un’intervista a “Il Fatto Quotidiano”, ha affermato come egli stesso abbia rivelato i luoghi esatti dove è interrata l’immondizia più pericolosa durante le audizioni in commissione Ecomafie. «Alla commissione ecomafia ho detto potete far morire 5 milioni di persone? Queste carte le tenete dal ’93. E loro – racconta l’ex boss – hanno detto: dove mettiamo tutta questa roba e chi ha 26mila miliardi per fare la bonifica?»
I PUNTI DI INTERRAMENTO – Quanto ai luoghi precisi dove sarebbero stati intombati i rifiuti, Schiavone cita nuovamente Pozzuoli, indicando il tratto di strada che congiunge il capoluogo flegreo con il nolano. Dunque, sarebbe lungo la strada statale SS 7 Quater che potrebbero trovarsi seppelliti, nelle viscere della terra, rifiuti chimici, raggi e rifiuti ospedalieri, farmaceutici, di pittura e altre tipologie industriali il cui smaltimento ha rappresentato il vero business della cupola casalese «…Tutti quelli che si sono sporcati con l’immondizia sono morti di suicidio – racconta Carmine Schiavone – Erano milioni e milioni di metri cubi da riempire. Tu pensa, inizia da Pozzuoli, dalla Superstrada fino a Nola. Quanti terreni ci sono voluti e tu pensa che in certi punti è sopraelevato per 4-5 metri. Il discorso è dove hanno scavato i buchi per la superstrada e la terza corsia: lì stanno, puoi stare certo. Rifiuti chimici, raggi ospedalieri, rifiuti ospedalieri, rifiuti industrie farmaceutiche, rifiuti di pittura, rifiuti di tante altre industrie».
RIFIUTI GETTATI SELVAGGIAMENTE – Altro passaggio inquietante dell’intervista bis a Schiavone è il racconto dello sversamento dei rifiuti che in molti casi non avveniva per interramento «Quell’altra robaccia non è che questi la scaricavano prendendola con la gruetta e lo posavano bello e delicato e ci mettevano il cemento sopra. – racconta il pentito a cui dopo 20 anni è stato tolto il programma di protezione – No. Alzavano il ribaltabile e andavano giù. All’improvviso è uscito un fusto dell’immondizia fuori, un fusto tossico. E uscivano dei liquami – spiega l’ex boss – Puzzolenti che non crescevano più l’erba e gli alberi che morivano. A me quello che mi ha fatto pentire è questo: perché ho detto da qui a 10 questi non hanno scampo. Nè i miei figli nè i figli degli altri gente che prima di nascere li stanno ammazzando per soldi. (…) Il mercato dei rifiuti vale più del mercato della droga».
GENNARO DEL GIUDICE